L'Apprendimento Cooperativo
A cura di Marco Falasca e Cesarina Mancinelli
La classe come gruppo sociale
L’apprendimento coperativo ha come base le idee di scuola democratica di John Dewey e le riflessioni della psicologia sociale di Kurt Lewin. Gli studiosi “fondatori” dell’Apprendimento Cooperativo, sollecitati dai bisogni elevati e molto diversificati degli allievi di oggi (diversi tempi evolutivi, stili cognitivi molteplici, disposizioni verso lo studio, differenti motivazioni, ansia e timidezza, difficoltà cognitive e/o relazionali ecc.) hanno intuito che la classe può diventare un vero gruppo sociale se i componenti interagiscono in modo organizzato , diventando una risorsa di gran lunga maggiore di quella costituita dal solo docente. Dal momento che un gruppo sociale esiste solo quando i membri sono interdipendenti, gli innovatori dell’AC hanno impostato un metodo che modifica profondamente il gruppo classe. La scuola cooperativa, quando si riesce ad attivarla, realizza una forte interazione e l’aiuto reciproco degli studenti come risorsa dei bisogni individuali. Influisce sulla crescita cognitiva ed educativa, perché dà l’idea che la vita non si costruisca da soli e che la competenza del lavoro in team sia essenziale per le prospettive lavorative.
Cosa dobbiamo fare perché l'apprendimento cooperativo funzioni?
Organizzare l’interazione con gli studenti e tra gli studenti (considerando modelli cooperativi, individualistici, competitivi).
Applicare i 5 principi base della cooperazione:
- Interdipendenza positiva (vedere in fondo l’allegato A)
- Interazione promozionale faccia a faccia
- Responsabilità individuale
- Abilità sociali
- Revisione metacognitiva (e autovalutazione)
Progettare i percorsi/le esperienze di apprendimento ponendo attenzione, in tutte le attività, alla presenza funzionale di alcune delle forme di interdipendenza di seguito elencate:
- Interdipendenza di scopo
- Interdipendenza di ruolo
- Interdipendenza di risorse
- Interdipendenza di identità
- Interdipendenza di sequenza
- Interdipendenza di ambiente
- Interdipendenza di forza esterna
- Interdipendenza di ricompensa
- Interdipendenza di simulazione
Considerare il ruolo dell’insegnante nell’ottica della progettazione di UdA e della facilitazione della pratica di abilità cooperative.
Il docente:
a) prende decisioni sugli obiettivi cognitivi e sociali;
b) decide il numero dei componenti dei gruppi e le strutture funzionali alla natura del compito;
c) cura l’assegnazione degli studenti ai vari gruppi, con criteri di eterogeneità (preferibili), o di scelta mirata, o misti. Inoltre provvede a scegliere e a strutturare i RUOLI sociali e quelli cognitivi;
d) cura l’organizzazione dell’ambiente d’ aula o di laboratorio;
e) prepara i materiali per l’attività degli studenti.
Durante il setting della lezione:
- controlla l’efficacia dell’interdipendenza positiva;
- spiega e illustra il compito accademico;
- spiega i criteri di successo, ovvero di valutazione (sia cognitiva che sociale);
- struttura la responsabilità individuale;
- specifica bene le abilità sociali desiderate.
Insegnare e monitorare costantemente le abilità sociali e il clima di gruppo e di classe
Un organizzatore grafico per educare le abilità sociali, come sappiamo, è la carta a T, in cui si mette su una colonna “cosa sento” e sull’altra “cosa vedo”. È interessante anche utilizzarla scrivendo su una colonna ciò che accadrebbe se si praticasse una certa abilità e sull’altra colonna cosa avverrebbe se non la si agisse. Un’ulteriore tecnica efficace è la simulazione con ruoli (role play), che cerca di far vivere con empatia le situazioni problematiche della vita di gruppo. Sono validi strumenti per le abilità sociali anche il monitoraggio del docente e la revisione finale dei gruppi (processing).
Un elenco di abilità sociali da educare gradualmente ci viene fornito dalla letteratura internazionale:
- parlare sottovoce;
- ascoltare gli altri attivamente;
- rispettare il turno di parola;
- chiedere chiarimenti;
- essere assertivi in modo accettabile;
- riconoscere il valore degli altri;
- controllare l’irritazione;
- accogliere il punto di vista degli altri;
- seguire le istruzioni;
- accettare le differenze;
- criticare le idee ma non le persone;
- stimolare il gruppo;
- condividere i materiali;
- guardarsi negli occhi;
- negoziare i conflitti;
- “festeggiare” il successo;
- esprimere incoraggiamento in modo non verbale;
- estendere la risposta di un compagno;
- comunicare i propri sentimenti al momento opportuno;
- essere gentile (es. “per favore” o “grazie”);
- elogiare; incoraggiare e favorire la partecipazione;
- non prendersela per piccole critiche;
- rimanere concentrati sul compito;
- condividere; fare domande di approfondimento;
- riassumere e parafrasare mostrare le divergenze in modo non offensivo;
- ammettere i propri errori.
Effettuare la REVISIONE DI GRUPPO E INDIVIDUALE è un passaggio da perseguire costantemente. Alla revisione sono dedicate apposite strutture.
Far praticare le strutture adatte al percorso. Una struttura + un contenuto = un’attività.
Esistono vari tipi di strutture:
- strutture di contatto e di costruzione di un clima positivo;.
- strutture per costruire il gruppo ( team building);
- strutture per l’AC informale ;
- strutture per formare e gestire i gruppi
- strutture più complesse per progetti e/o proglem solving o problem bssed learning
Alcuni esempi :
'Pensa - Fai pratica - Discuti in Coppia - Condividi'';
"Pensa - Discuti in coppia e poi in quattro - Condividi'';
Cinque dita;
"Tutti per uno, uno per tutti!'';
“Placemat'';
''Teste numerate'‘;
“Rountable simultaneo”;
Pensa, Discuti in coppia, condividi;
Leggi e spiega;
Carnet degli appuntamenti;
Mischiati, rimischiati, fermati;
Uno a casa e tre in viaggio
Chiedersi spesso:
Quali forme di interdipendenza ho attivato? Stanno funzionando?
Le abilità sociali sono praticate? Quali? Come? Prendo note…
Interdipendenza positiva
(tratto da scritti di Norm Green)
1. Il primo e più importante elemento per l'apprendimento cooperativo è l'interdipendenza positiva.
L'interdipendenza positiva avviene efficacemente quando i membri del gruppo percepiscono di essere legati l'un l'altro in modo che nessuno può riuscire se non riescono tutti. Gli obiettivi e i compiti del gruppo, quindi, devono essere pianificati e comunicati agli studenti in modo tale da far loro capire che nuoteranno o affonderanno insieme. Quando l'interdipendenza positiva è strutturata solidamente, essa mette in evidenza che (a) gli sforzi di ogni membro del gruppo sono indispensabili per il successo del gruppo e che (b) ogni membro del gruppo ha un contributo unico da fornire allo sforzo comune grazie alle sue risorse e/o al suo ruolo e responsabilità di compito. Questo procedimento crea un impegno per il successo dei membri del gruppo e di se stessi e costituisce il cuore dell'apprendimento cooperativo. Se non c'è interdipendenza positiva, non c'è cooperazione.
E importante distinguere tra forme forti e deboli di interdipendenza positiva. Se il successo di tutti i membri del gruppo dipende dal successo di ogni componente (se uno fallisce, tutti falliscono), allora è in corso una forma di interdipendenza positiva forte e i membri del gruppo sono molto motivati ad accertarsi che ogni singolo stia lavorando bene. Per esempio, se la ricompensa del nostro gruppo dipende dal fatto che tutti raggiungano un punteggio di 80% o più, lavoreremo duramente per essere sicuri che ognuno abbia una performance superiore all'80%. Di contro, se il gruppo deve raggiungere un punteggio medio di 80% per raggiungere la ricompensa, se abbiamo due studenti che solitamente ottengono circa il 100%, non saremo troppo preoccupati dell'eventualità che alcuni compagni del gruppo prendano meno di 80%. Quindi, se il successo di ogni componente dipende dal successo di ogni singolo individuo, si crea un'interdipendenza positiva forte. Se, al contrario, il gruppo può ricevere una ricompensa anche se uno studente fa un lavoro scarso, allora esiste solamente una forma di interdipendenza positiva debole, e l'incoraggiamento del gruppo e il tutoraggio degli studenti più deboli sono meno sicuri. Quindi, il tipo di interdipendenza positiva messa in atto incide clamorosamente sull'aiuto e l'incoraggiamento che i compagni di gruppo si scambiano reciprocamente. Quando c'è una forte interdipendenza positiva, la cooperazione avviene di conseguenza.
L'interdipendenza positiva può essere creata da una struttura del compito (un prodotto di classe o di gruppo, che includa la divisione del lavoro tra gruppi o individui, che limiti le risorse, e che abbia una regola per cui un gruppo non può progredire verso un nuovo centro di apprendimento finché tutti gli studenti hanno completato la consegna). L'interdipendenza positiva può anche essere creata attraverso la struttura della ricompensa (creando un punteggio di squadra che può essere la media dei punteggi individuali o la somma di quanti studenti hanno raggiunto un criterio predeterminato, scegliendo come punteggio del gruppo un lavoro individuale selezionato a caso oppure il punteggio più basso del gruppo). Altri modi di creare interdipendenza positiva coinvolgono ruoli, obiettivi, e risorse. Essi includono: 1. scopo; 2. ricompensa; 3. risorse; 4. ruoli; 5. sequenza; 6. simulazione; 7.forza esterna; 8. ambiente; 9. identità.
Se esiste interdipendenza positiva, gli studenti vivono l'esperienza soggettiva di "essere dalla stessa parte" e si comporteranno in modo cooperativo l'uno verso l'altro. Se, per esempio, so che il nostro gruppo riceverà un voto per la relazione di gruppo, spero che i miei compagni lavorino bene nella loro parte di relazione e sarò propenso ad offrire incoraggiamento e aiuto.
Attività dell'insegnante: 1) Stabilire dei compiti che non possono essere completati senza il contributo di ogni singolo componente del gruppo; 2) Riflettere sulle 9 interdipendenze positive e sul come possono essere incorporate nella lezione.
Da evitare: 1) permettere ad uno studente di fare l'intero lavoro per il gruppo; 2) indicare uno studente o un gruppo come "il migliore"; 3) “Non ci si può aspettare che gli studenti lavorino come una squadra solo perchè sono stati messi in gruppo”.
[Rielaborazione da Norm e Kathy Green, Accademia di follow up. L’apprendimento cooperativo, Assergi, L’Aquila, 16-20 ottobre 2005, Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, pagg. 11-12.]